Pubblichiamo alcune riflessioni scritte dalla nostra direttrice Antonella Randazzo sul Centenario dell’Opera della Madonnina del Grappa

“Il 9 novembre scorso abbiamo aperto ufficialmente, con un convegno nella Sala d’Arme in Palazzo Vecchio, l’anno del Centenario dell’Opera Madonnina del Grappa, alla presenza della sindaca di Firenze Sara Funaro, del presidente della Regione Eugenio Giani, dell’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli, del presidente della Madonnina del Grappa Vincenzo Russo, dell’economista Luigino Bruni, della sociologa Chiara Saraceno e della storica della chiesa Anna Scattigno.

È stato un momento importante di riflessione sul passato e di analisi del presente, non perdendo di vista però l’orizzonte che ci appare davanti.

“Dagli orfani della prima guerra mondiale ci separano decenni e generazioni, ma possiamo dire che anche oggi viviamo in una situazione post-bellica – ha detto il presidente dell’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa Vincenzo Russo – se anche non si svolgono azioni militari sul nostro territorio, sono presenti sul piano morale, psicologico e a volte anche materiale, situazioni di deserto, devastazione, disorientamento e privazione nella vita delle persone. A soffrire di ciò, particolarmente, sono i giovani: giovani smarriti, disorientati, giovani con problemi di dipendenza, giovani che soffrono di salute mentale, giovani senza famiglia.

L’Opera vuole conservare quella predilezione che fu di don Facibeni e che riguardava proprio i ragazzi, i giovani; di loro, in modo particolare, vuole continuare a prendersi cura. L’Opera vuole assumere in sé, ancora oggi, tutto il vuoto e il dolore dei giovani per trasformarlo insieme a loro. Solo così si possono porre le basi, affrontando il problema sin dalla radice, per la costruzione di una città futura”.

Da queste parole mi piace prendere spunto per una riflessione sulla storia e sul futuro del nostro CFP.

Il nostro CFP, nato per volere di don Giulio Facibeni, oltre 80 anni fa, negli anni ha accolto migliaia di ragazzi.

Ci tengo a sottolineare un aspetto molto importante e che ci ha sempre contraddistinto.

Il lavoro che svolgiamo con i nostri giovani allievi poco si inquadra in una mera formazione per l’avviamento al lavoro. Ci pregiamo di svolgere un importante lavoro educativo verso gli allievi mettendo in campo tutta la nostra esperienza per licenziare al termine del percorso giovani che siano in grado, oltre che di trovare un lavoro specializzato, anche di vivere pienamente nella società come uomini consapevoli dei loro diritti e doveri. La nostra attività, oltre a quella importantissima e altamente specialistica di formazione professionale, consiste in interventi educativi mirati e individualizzati.

La filosofia di fondo del nostro operare sta proprio in questo. Prima la persona e poi il lavoratore.

Sembra un controsenso per un ente che si autodefinisce Centro di Formazione Professionale, ma riteniamo che prima ancora di lavorare sugli aspetti professionali bisogna lavorare sulle persone. Supportare i ragazzi nella creazione del sé, nell’acquisizione della consapevolezza di essere cittadini inseriti in un contesto sociale dove ci sono regole, diritti, doveri. Supportarli nei momenti di difficoltà personale o familiare, accogliere le loro fragilità.

La nostra esperienza ci insegna che da tutto questo si attiva un meccanismo di riconoscimento e di fiducia che poi semplificano l’erogazione dell’attività formativa  e il relativo successo formativo.

I risultati sono evidenti per tutti. I nostri ragazzi si inseriscono nel mondo del lavoro con estrema facilità, abbiamo tassi di occupazione oltre il 90%.

Non abbiamo inventato nulla noi, né lo abbiamo studiato da trattati di pedagogia….è lo spirito con il quale don Facibeni ha avviato questa scuola che noi oggi siamo orgogliosi di portare avanti con l’impegno e la dedizione di tutto il personale coinvolto”.